"Il dipinto è stato eseguito per il Marco Marazzuoli, musicista virtuoso che ha suonato l'arpa e composto anche per lo strumento. Conosciuto anche come ""Marco dell'Arpa" (""Marco dell'Arpa""), faceva parte della vasta entourage dei musicisti Barberini. Marazzuoli era amico e connazionale di Lanfranco, e Passeri collega il fatto che la figlia di Lanfranco cantava e suonava l'arpa all'influenza di Marazzuoli. Nella sua volontà, l'arpista ha lasciato questo dipinto al cardinale Antonio Barberini, che aveva un forte interesse per la musica. I legami tra la famiglia papale e i musicisti e compositori del momento erano fondamentali. Nel particolare clima culturale del circolo dei Barberini, i confronti tematici sono stati spesso disegnati tra le arti; per esempio tra l'iconografia dei dipinti e i temi delle opere. Si può anche collegare il dipinto alla corrente di rappresentazione, nelle varie arti, degli 'affetti' e del sentimento amoroso. L'opera è databile agli anni tra il 1630 e la mossa di Lanfranco a Napoli nel 1634. L'elaborata arpa raffigurata si basa su un vero e proprio strumento: in precedenza nella collezione Barberini si può vedere nel Museo degli Strumenti Musicali di Roma (Museo degli Strumenti musicali). Suggerito ascolto (streaming mp3, 14 minuti):George Frideric Maniglia: Concerto per arpa, lute e theorbo in B piatta maggiore"