Giuliano Bugiardini (i)
Galleria degli Uffizi (Florence, Italy) (i)
Dipinta alla commissione del nipote di Urbano VIII Taddeo Barberini, le due grandi tele, Il Massacro dei Niobid e La Caccia di Diana furono registrate nel 1648-49 come appese nella sua residenza nella Via dei Giubbonari. Più tardi, tra la fine del XVII e l'inizio del Settecento, furono trasferiti al Palazzo Barberini alle Quattro Fontane, dove furono definitivamente registrati nel 1817. Sulla base dei pagamenti a Camassei registrati nei libri di conto Barberini per la Caccia di Diana, i dipinti possono essere datati a 1638-39. Fu il cardinale Bentivoglio che in origine introdusse l'artista al principe Taddeo, che divenne patrono e protettore dell'artista. Molti dei dettagli del trattamento di Camassei di questo raro soggetto derivano da un famoso precedente, la Caccia di Diana che Domenichino eseguì nel 1617 per Scipione Borghese. Tuttavia a livello stilistico Camassei si distacca dal suo modello, lavorando in modo che mostra chiaramente l'influenza della tendenza neo-veneziana romana del 1630. Poussin era il rappresentante più autorevole di questo movimento, e infatti la figura che reclina a sinistra del Massacro di Camassei dei Niobids sembra derivare direttamente da una controparte della Morte di Adonis di Poussin. Le figure della pittura di Camassei, con la loro qualità scultorea, sono state anche collegate ad un rilievo di Perrier alla Villa Medici. La drammatica narrazione dei Niobid, in cui il Niobe mortale viene punito per insultare la dea Latona, proviene dalle Metamorfosi di Ovid. Quando Niobe si vantava di aver paragonato le sette prole a quelle di Latona, la dea arrabbiata si ritorse mandando i suoi figli Apollo e Diana a massacrare la cova di Niobe. Con le sue scelte compositive e formali, Camassei tratta la scena quasi come un quadro di genere, privandola di alcune delle sue intrinseche alte drammatiche.
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Dipinta alla commissione del nipote di Urbano VIII Taddeo Barberini, le due grandi tele, Il Massacro dei Niobid e La Caccia di Diana furono registrate nel 1648-49 come appese nella sua residenza nella Via dei Giubbonari. Più tardi, tra la fine del XVII e l'inizio del Settecento, furono trasferiti al Palazzo Barberini alle Quattro Fontane, dove furono definitivamente registrati nel 1817. Sulla base dei pagamenti a Camassei registrati nei libri di conto Barberini per la Caccia di Diana, i dipinti possono essere datati a 1638-39. Fu il cardinale Bentivoglio che in origine introdusse l'artista al principe Taddeo, che divenne patrono e protettore dell'artista. Molti dei dettagli del trattamento di Camassei di questo raro soggetto derivano da un famoso precedente, la Caccia di Diana che Domenichino eseguì nel 1617 per Scipione Borghese. Tuttavia a livello stilistico Camassei si distacca dal suo modello, lavorando in modo che mostra chiaramente l'influenza della tendenza neo-veneziana romana del 1630. Poussin era il rappresentante più autorevole di questo movimento, e infatti la figura che reclina a sinistra del Massacro di Camassei dei Niobids sembra derivare direttamente da una controparte della Morte di Adonis di Poussin. Le figure della pittura di Camassei, con la loro qualità scultorea, sono state anche collegate ad un rilievo di Perrier alla Villa Medici. La drammatica narrazione dei Niobid, in cui il Niobe mortale viene punito per insultare la dea Latona, proviene dalle Metamorfosi di Ovid. Quando Niobe si vantava di aver paragonato le sette prole a quelle di Latona, la dea arrabbiata si ritorse mandando i suoi figli Apollo e Diana a massacrare la cova di Niobe. Con le sue scelte compositive e formali, Camassei tratta la scena quasi come un quadro di genere, privandola di alcune delle sue intrinseche alte drammatiche.
Giuliano Bugiardini
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Olio
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