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Nelle sue parole, Giorgio de Chirico aspirava a “vivere nel mondo come un immenso museo di cose strane, di curiosi giocattoli varigati che cambiano il loro aspetto”. Voleva trasformare gli oggetti quotidiani in qualcosa di completamente nuovo per creare sentimenti di incertezza, alienazione e persino paura. In "L'angoscia della partenza", il treno lungo l'orizzonte, il carro trainato da cavalli in primo piano, e le due figure centrali che presumibilmente dicono addio riflettono direttamente il concetto di partenza introdotto nel titolo dell'opera. L’angoscia, tuttavia, si esprime attraverso l’insolita luce della scena e la sensazione generale di vuoto. Molti di questi elementi probabilmente si riferiscono alle esperienze di vita di de Chirico. Suo padre, che era un ingegnere ferroviario, morì quando l'artista aveva appena sedici anni. Questo evento significativo è concepibilmente alleato a diversi modi in tutta la composizione: l'umore generale e il titolo, il treno, e la torre alta, un motivo che de Chirico spesso utilizzato come riferimento simbolico all'uomo e in particolare al padre. Dopo la sua morte, de Chirico lasciò Atene, Grecia, dove è cresciuto e ha cominciato a viaggiare. Questo alla fine lo portò all’Italia nativa dei suoi genitori. Là, è rimasto affascinato dalle ampie piazze rinascimentali e dagli edifici arcade, soggetti che hanno anche una caratteristica prominente in questo lavoro.